LA CHIESA DI MAGAZZENI
Oltre alla Chiesa madre nel territorio del paese ci sono altre chiese minori. Tra queste la più antica era la chiesetta o meglio l'Oratorio pubblico di Magazzeni. Era annesso al feudo della Cerrita per dare la possibilità di soddisfare al precetto della Messa festiva ai custodi del casamento, alle guardie forestali, ai lavoratori del feudo e serviva pure ai contadini delle zone vicine.
Il cappellano faceva parte dell'organico del feudo e la Messa domenicale vi fu mantenuta fino a quando non andò assottigliandosi, man mano che la gente residente in quelle zone cominciò a scomparire.
Però accanto alla chiesetta feudale è nata nel 1958 una chiesetta-santuario, come sacro memoriale dello scampato pericolo del paese e delle campagne dall'eruzione del 3 novembre 1928.
Quel giorno nel cuore della notte si aprì una bocca eruttiva la cui lava si incanalò nel torrente dei Magazzeni, che è poi quello che lambisce da nord-est il paese di S. Alfio. La lava che minacciava il paese mise la gente in allarme. Quanti avevano in pericolo immediato la proprietà accorsero per salvare il salvabile, se non altro il vino della annata ancora giacente nelle cantine.
La folla accorse nella Chiesa, invocando l'aiuto di Dio e dei Santi patroni. Fu esposto il Santissimo. Dalle balaustre dell'altare del Sacramento Mons. Nicotra, che malfermo di salute si era ritirato da qualche anno nel paese nativo, rivolse al popolo la sua parola confortatrice. Disse che nei grandi pericoli di fronte ai quali l'uomo si sente impotente viene spontaneo ricorrere a Dio. Ma purtroppo non ci sentiamo degni di ricorrere a Lui perchè non ci siamo comportati da figli suoi. Siamo attaccati alla terra e facciamo assegnamento sui beni della terra ed oggi vediamo che la lava minaccia di toglierci questa terra a cui siamo tanto attaccati. Ma Dio è misericordioso e noi ricorriamo a Lui fiduciosi che Egli avrà pietà delle nostre miserie. Noi gli promettiamo di fare un uso migliore dei beni che Egli ci ha dato e che ci darà. Da parte mia - concluse il venerando prelato - io ho detto al Signore: Ero venuto nel mio paese per chiudervi in pace i miei giorni; Signore, vi prego, prendetevi me ma lasciate il mio paese; non fate che io abbia ad assistere alla sua distruzione.
Mentre i più anziani e gli invalidi restavano in chiesa a pregare, gli altri partirono in processione verso Magazzeni con le Sacre Reliquie dei tre Santi. Era da poco passato mezzogiorno, il cielo era coperto, piovigginava e nelle campagne andava spargendosi la nebbia.
C'erano tre sacerdoti in capo alla processione: D. Venerando Coco, D. Giuseppe Caltabiano, D. Francesco Pelluzza: quest'ultimo, il più giovane, portava le Reliquie.
Man mano che si andava innanzi, la processione accresceva di numero: si recitava il Rosario e la Litania dei Santi. Quando la processione giunse alla "Contrada Finaiata" incominciò a sentirsi un cupo rumore incessante mentre sotto i piedi tremava la terra che pareva si volesse aprire. La gente che era accorsa a vedere il fuoco della lava che scorreva, ritornava indietro e, incontrata la processione andava dicendo: Dove andate? Tornate indietro; si sta aprendo un'altra bocca.
Ma il popolo rispondeva: Abbiamo con noi i tre Santi e non abbiamo paura. Si procedeva tra le preghiere e le lacrime mentre la campanella della vicina chiesetta di Magazzeni suonava quasi a singhiozzi.
Si giunse alla chiesetta - oratorio del feudo della Cerrita; ancora pochi passi in avanti ed ecco apparire nel torrente tra la foschia della nebbia e il lento piovigginare, la rossa corrente della lava che lentamente avanzava, mentre ai due lati si levavano le fiammate del noccioleto.
Il popolo inginocchiato sul terreno bagnato gridava le sue invocazioni che terminavano con una supplica insistente e straziante: "Viva S. Alfio".
La lava fece qualche passo ancora poi si fermò. Si attese qualche poco: le invocazioni si facevano più serene e più gioiose. Il sac. Venerando Coco rivolse poche parole al popolo invitandolo alla fiducia e al ringraziamento, e la processione prese la via del ritorno, arrivando al paese quasi all'imbrunire.
L'indomani 4 novembre nelle prime ore della notte si apriva sul pendio della Cerrita, a quota 1300 circa, un'altra bocca eruttiva la cui lava in pochissimo tempo andò a sommergere l'antica Mascali. Il cupo e lungo tremore avvertito mentre la processione procedeva verso Magazzeni era stato un brusco arresto della corrente lavica, la quale si presume si era sprofondata imboccando probabilmente una voragine sotterranea in direzione da sud-ovest a nord-est. Preesisteva questa via sotterranea? E' certo che la coincidenza fra il fenomeno e la preghiera di impetrazione elevata a Dio da tutto il popolo per intercessione dei tre Santi è stata interpretata, e ancor oggi lo è, come un fatto prodigioso. Che la lava si fosse incanalata per la via sotterranea di cui sopra si è detto, è confermato dal fatto che il giorno dopo fu constatata una lunga e profonda depressione del terreno che porta dalla corrente lavica che minacciava Sant'Alfio alle bocche eruttive da cui defluì il magma verso Mascali.
Nella ricorrenza del trentennio, nel 1958, sul fronte estremo della lava che si è fermata, fu eretta una chiesetta-santuario a perenne ricordo dello scampato pericolo, e il 3 novembre di ogni anno il popolo vi si reca in devoto pellegrinaggio. Anche nella sacrestia della chiesa madre si conserva un quadro ricordo di questo avvenimento. Vi è dipinta la processione che va incontro alla lava, portando le sacre Reliquie. In alto da un lato domina l'immagine dei tre Santi. In questa immagine c'è un particolare che parrebbe strano a chi non ne sapesse la significazione. Mentre i due Santi Filadelfo e Cirino che stanno ai lati hanno ciascuno la palma in mano, S. Alfio che sta in mezzo, ha la palma giacente a terra avanti a lui. Ed ecco il perchè. Il giorno 3 novembre 1928 quando la lava minacciava il paese, non solo si espose in chiesa il santissimo Sacramento, ma si posero sull'altare le statue dei Santi. Nella fretta traendo fuori dalla cappella le statue per portarle sull'altare, la palma di argento che aveva in mano S. Alfio malamente avvitata cadde per terra. Il popolo vide in questo fatto un lieto presagio: S. Alfio aveva buttato a terra la sua palma per dire con quel gesto che quella terra era sua e che la lava doveva rispettarla fermandosi.
La Chiesetta Magazzeni dista circa 6 km dal centro abitato di Sant'Alfio, e la sua ubicazione ricade all'interno del Parco dell'Etna.